Quello che le guide Lonely Planet non dicono. Dove mangiare, dove dormire e dove non è il caso di distrarsi mai.

Pubblicato: 17 novembre 2011 in Cinema, Film, Horror, Pensieri, Riflessioni
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Quel Motel Vicino alla PaludeSporco. Malsano. Claustrofobico. Bastano questi tre aggettivi a descrivere il film di Tobe Hooper. Un lavoro che in molti, spesso, tendono a giudicare inferiore al ben più famoso ed osannato “Non aprite quella porta”, ma che, al contrario del suo predecessore, non lascia alcun senso di liberazione dall’angoscia e dall’orrore al termine della visione. Il regista texano porta in scena l’altra faccia della provincia americana, e lo fa senza filtri o censure, mostrando scenari e personaggi marci e psichedelici come non riuscirà più a fare nelle sue opere successive (Il tunnel dell’orrore si potrebbe salvare, ma non raggiunge comunque picchi del genere).

Se per “Non aprite quella porta”, Leatherface e gli altri personaggi e i fatti furono ispirati alle gesta di Ed Gein, qui Hooper spinge il piede sull’acceleratore della fantasia, sfornando caratterizzazioni a dir poco inquietanti, estremizzando al massimo ciò che a suo tempo produsse Psycho.

In questo film non c’è traccia di famiglie felici che viaggiano su una station wagon. Non troveremo ragazzi del college che fanno gli eroi e fanno innamorare la reginetta del ballo. Non troveremo paesaggi incantevoli in cui sarebbe splendido fare un pic nic e rotolarsi nel prato parlando del futuro. Qui abbiamo maniaci sessuali (da applausi la prova di un giovane Robert Englund la cui carriera ancora doveva prendere forma), prostitute, alcolizzati, pazzi sadici e famiglie allo sfascio. Tutto diretto in maniera disturbante tra ambientazioni perfettamente squallide e ammuffite come il motel, un bordello e il bar in cui nessuno sano di mente si fermerebbe a bere una spuma.

Chi entra allo Starlight Hotel (questo è il nome dell’albergo in cui il film è ambientato), resta schiacciato da paranoie e sudiciume, chiuso a chiave dall’esterno in una stanza a cui confronto, anche l’angolo più buio del Bates Motel sembrerebbe una camera da letto pre confezionata dell’Ikea. Qui ogni parete è marcia e sudicia, racchiusa in spazi angusti e vittima di un’illuminazione psichedelica (volutamente estremizzata dal regista per sovraccaricare i sensi dello spettatore).

E veniamo all’odiato momento del “racconta la trama per rendere l’idea”: Judd (Neville Brand) è un reduce di guerra paranoico e serial killer. Il suo modus operandi consiste nell’uccidere i clienti del suo fatiscente motel per poi gettarli in pasto all’alligatore che vive nella palude accanto allo struttura. E’ in questo motel che si incrociano le vicende di una famiglia all’apparenza qualunque, un padre in cerca della figlia prostituta e altri personaggi dalla moralità a dir poco non pervenuta.

In sostanza ci si trova di fronte a quella che gli amanti degli horror ambientati nella provincia americana (quella vera, non quella fatta di football e sorrisi tra bei ragazzi) potrebbero definire l’opera migliore di Tobe Hooper. Chi ha apprezzato e vissuto il disturbo trasmesso da “Non aprite quella porta” si potrà godere una nuova ondata di malesseri vari, volti a mostrare la parte più scomoda e degenerata dell’america di quegli anni. Quelli a cui il secondo film di Hooper ha creato disturbi seri e rivoltamenti di stomaco, è meglio si tengano alla larga da questo terzo film, perchè, sebbene la storia possa considerarsi banale, già vista e linerare, tutto viene estremizzato in maniera superba colpendo in pieno i punti deboli di tutti quelli che si credono al sicuro, sprofondati nella poltrona di casa a guardare il film e mangiare schifezze. Ma per tornare a sentirsi protetti dal caldo abbraccio della vita, sarà sufficiente evitare di guardare “Il tunnel dell’orrore” (quinto film come unico regista di Hooper) e proseguire in tutta sicurezza verso il resto della filmografia del Tobe Hooper regista.

 

commenti
  1. Lucia ha detto:

    Bella recensione!
    E’ impressionante notare come la carriera di Hooper sia stata una parabola in discesa.
    Anche io sono molto affezionata a questo film, che se la batte con Non aprite quella porta tra i miei incubi peggiori.

    • wildboyz80 ha detto:

      Ti ringrazio! Fa piacere sentirlo dire chi di horror ne sa veramente parecchio.
      In effetti, se da una parte i tre film di Hooper (Non aprite quella porta, Quel motel vicino alla palude, Il tunnel dell’orrore) mi regaleranno sempre momenti di piacevolissima goduria horror, dall’altra mi resta sempre un senso di fastidio nel vedere quanto talento si sia perso per strada una volta che la carriera del regista è decollata. Salvando Poltergeist che, pur non essendo un vero e proprio horror, trovo comunque un film carino, è proprio il caso di dire: The higher they climb. The harder they fall.

  2. Frank ha detto:

    Bella recensione ad uno dei film più disturbanti di sempre ma che, effettivamente, lo diventa più per l’ambientazione e il background dei personaggi che per quello che viene realmente mostrato. Peccato che, dopo di questo, Hooper si sia più o meno perso nel vuoto…

    • wildboyz80 ha detto:

      Hai ragione, è un peccato che Hooper non si sia più espresso a questi livelli. Anche perchè di idee carine ne ha avute ancora, è la capacità di realizzazione che gli ha segato le gambe.

  3. L’ho visto tantissimo tempo fa ed è stata una delle prime (maffe, maffe!!) recensioni del mio blog.
    Mi era piaciuto, soprattutto per l’aria trash e disturbante di colori e musica, ma anche (e soprattutto) per l’aver riconosciuto la fonte di “name’s Buck. And I’m here to fuck”, ripreso poi da Quentin nel suo Kill Bill.
    Confermo che, dopo questo e Non aprite quella porta, Hooper è stato un (de)crescendo, l’unica cosa buona che ho adorato è stato The Mangler, ma se qualcuno di voi ha osato guardare Night Terrors (ovvero le Notti proibite del Marchese de Sade) capirà a quali estenti di pena e disgusto è arrivato il regista.

    • wildboyz80 ha detto:

      E’ vero, quella di Buck è stata una grandissima citazione di Tarantino. The Mangler lo dovrei rivedere, perchè l’ultima volta che mi è capitato sotto mano erano ancora i tempi in cui Notte Horror su Italia 1 aveva una dignità, e ricordo comunque che mi lasciò un piacevole ricordo (che eviterò di rovinarmi guardandone i sequel). Night Terrors me lo ricordo come piuttosto mediocre, ma ai tempi mi fece un grande effetto Zoe Trilling come protagonista :-), il resto del film l’ho rimosso completamente.

  4. Angie ha detto:

    Sono angie del blog misteri angie ginev, potresti giocare con noi? vieni sul mio blog e poi decidi tu cosa fare…se partecipare o no, al gioco io ho già inserito un link al tuo blog e comunque sia non lo toglierò.
    Ciao
    Angie

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