Masters of DoomE’ stato a dir poco entusiasmante avere la possibilità di addentrarsi in una storia che, a modo suo, ha cambiato il modo di concepire la cultura contemporanea e la storia della società in cui molti attuali padri di famiglia si sono trovati a crescere.

Inanzitutto, se qualcuno potesse lasciarsi intimorire dal titolo del libro o dal simbolo poco rassicurante in copertina, e parlo dei soliti repressi benpensanti, maniaci del controllo, censori o qualsivoglia tipo di ignorante con un cervello troppo limitato per rendersi conto di come i videogiochi siano da sempre una delle forme d’arte più creative e diffuse sul pianeta, state pure tranquilli ed evitate di sporcare le vostre mutande: questo non è un libro che tratta di sette sataniche, di culti pagani o di qualsiasi altra forma di blasfemia o violenza su cui ci si possa mai scagliare a testa bassa e per partito preso.

Questo libro racconta la storia di due ragazzi e di quello che la loro immaginazione ha creato. I nomi citati da Kushner, ai più, non diranno assolutamente nulla. Si parla di John Carmack e John Romero che, sempre per chi non lo sapesse, sono i creatori di Doom e di Quake (su Quake mi sforzo di sorvolare, ma chi non sa cosa sia Doom, francamente, penso non meriti nemmeno di potersi sedere davanti ad un computer).

Doom non ha cambiato solo il modo di concepire i videogiochi, ma si è dimostrato un fenomeno capace di cambiare letteralmente la vita di milioni di persone in tutto il mondo. E ho molto apprezzato il fatto che Kushner racconti anche quello che è stato il retroscena e la cultura che ha permesso ai suoi creatori di partorirlo. Leggere la storia di due ragazzi che spendevano tutti i loro risparmi giocando a Pac-Man per mettere il loro nome tra i record delle città che frequentavano, quando si è cresciuti in un certo modo, non può che emozionare.

Capire quale e quanto lavoro ci fosse dietro videogiochi come i mitici Super Mario o Commander Keen riesce a farti apprezzare ancora di più dei giochi che continuano, ancora oggi, a far scendere una lacrimuccia di nostalgia.

Qualsiasi appassionato di retrogaming saprà apprezzare questo Masters of Doom, e sarà catturato dalla vita pazzesca vissuta dai protagonisti, che hanno raggiunto un meritatissimo successo poco dopo aver superato la maggiore età, passando intere nottate a mangiare pizza, bere diet coke e programmare videogames (praticamente il sogno di ogni nerd che si rispetti).

Ovviamente non è sempre stato uno spasso, soprattutto quando l’America, e un pò tutto il resto del mondo, non trovarono niente di meglio da fare che addossare la colpa del massacro di Columbine alla violenza presente in maniera sempre più massiccia all’interno dei videogiochi (e dell’heavy metal, ma questa è un’altra storia). Ma è bello vedere che nel libro si racconta anche quello che non è stato mostrato nei notiziari. Il fatto che non tutti furono così idioti da usare i videogiochi come capro espiatorio e che, alla fine, il buon senso abbia prevalso sull’ignoranza.

Non si può che consigliare il libro a chiunque ritenga di essere un appassionato di videogiochi, in particolar modo a quelle persone sulla trentina che hanno vissuto l’arrivo (o l’avvento) di Doom durante l’adolescenza, fottendosi alla grande il rendimento scolastico per tutti gli anni successivi. Sicuramente riconoscerete un pò della vostra vita in parecchie pagine di questo libro. Ma anche chi è curioso di sapere che tipo di lavoro ruoti intorno a un videogames e, soprattutto, perchè cazzo costino così tanto al giorno d’oggi troverà parecchie informazioni utili. E, per quanto possa sembrare romanzata o poco verosimile questa storia, qui si parla di ragazzi che hanno cambiato la storia realizzando i loro sogni, permettendo ad altri di vivere i propri nel modo migliore che i tempi permettessero. Non c’è altro da chiedere ad una storia, quando si parla di vere leggende.

commenti
  1. 8ren4 ha detto:

    Premesso che sono cresciuta a Doom, Quake, Realms of the hunting e compagnia bella (dal commodore 64 al primo pentium 133 mhz, passando per l’amiga 600) non posso non apprezzare questo post e sorgermi la curiosità riguardo questo libro. Non ho capito se è una biografia dei due programmatori o è una storia che trae ispirazione dalle loro vite.
    Grazie comunque per l’informazione e a presto

    • wildboyz80 ha detto:

      Tecnicamente è una biografia, ma più che essere incentrata su Carmack e Romerco come persone, affronta in modo particolare il loro lavoro di programmatori, dai primi mod con l’Apple II allo sviluppo di Doom 3. Di vicende personali ne trovi poche, perchè racconta gli eventi e le motivazioni che portarono allo sviluppo dei vari giochi. Sicuramente, per chi è cresciuto con certi giochi, torneranno in mente un sacco di ricordi piacevoli anche solo leggendo i titoli citati che hanno ispirato la creazione dei capolavori di ID Sofware.

  2. icittadiniprimaditutto ha detto:

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  3. bruno ha detto:

    Anche io a 20 anni e qualcosa sognavo di programmare i giochi per computer… ma non avrei fatto gli sparatutto (pur avendoli poi giocati un po’ di volte anch’io). Così ha voluto il popolo, che ci vuoi fare.

    • wildboyz80 ha detto:

      Suppongo che a quei tempi, gli sparatutto in prima persona fossero un genere ancora tutto da scoprire. Oggi sono inflazionati, ma per un tipo che aveva costantemente bisogno di apprendere e superare le proprie capacità come Carmack, credo sia stata la sfida migliore che potesse capitargli.

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