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Paranormal Experience 3D

Decisamente penoso. Basterebbero queste parole a liquidare questo film ed evitare a qualcuno di perdere 90 minuti della propria vita. Ma per quelli che non hanno abbastanza spirito di conservazione per fidarsi, andiamo ad analizzare cosa sprofonda Paranormal Xperience nell’oblio senza fine.

Tanto per cominciare, la storia. Penosa e priva di alcuno spunto originale, si riduce a un miserabile copia e incolla di parti di sceneggiature già viste e riviste, e non si può certo dire che si trattasse di idee troppo valide anche quando sono state viste la prima volta.

C’è il solito gruppo di studenti fighetti e arrapati che decidono di girare un reportage su un paesino di minatori abbandonato dove il medico locale impazzì e iniziò a sterminare tutti torturandoli a morte. Ovviamente il paese pare essere ancora infestato, quindi l’idea di passare la notte isolati nel paese non può che essere vincente. Quasi come l’idea di separarsi dal gruppo al minimo accenno di rumore inquietante, cosa che innescherà l’immancabile sequenza di morti violente e premature (in cui, però, il sangue viene dosato con la massima parsimonia).

Ma le note dolenti non finiscono qui, la recitazione è al limite della soap opera e sembra evidente che i protagonisti siano scarti del cast di Paso adelante che, al confronto, sembra l’Amleto. Il cattivo di turno, o presunto tale, ha un aspetto semplicemente ridicolo. Probabilmente Casper saprebbe spaventare di più, senza contare che non si capisce mai se sia un fantasma invisibile o un’entità tangibile, almeno fino al più che prevedibile colpo di scena finale, che è quanto di più penalizzante si possa vedere in un film horror sui fantasmi. Anche le parti del film in cui si tenta di decifrare le personalità dei personaggi scivolano nel ridicolo alla velocità della luce, tra improbabili traumi infantili (tutti riguardanti le donne) e banali perversioni represse (riservate esclusivamente agli uomini). Non male, però, la location del paesino abbandonato, probabilmente un regista più a suo agio con il genere l’avrebbe sfruttata meglio.

Anche stavolta siamo di fronte ad un’occasione sprecata. Il 3D non viene praticamente sfruttato e finisce per rendersi utile quanto una scorreggia in bottiglia, non perchè la tecnologia sia effettivamente valida o meno (cosa che non sempre si riesce a capire), ma perchè in tutto il film non c’è una sola scena in cui venga utilizzato come si deve, complice anche una mediocrità generale a livelli imbarazzanti.

Un vero peccato che si siano spesi soldi e tempo per un film così approssimativo, il cui unico merito (per quelli che devono per forza vedere il buono in ogni cosa) è quello di aver regalato un briciolo di notorietà a dei ragazzi con il viso da poster che probabilmente non rivedremo mai più su uno schermo.

La speranza è che l’avvenire della scena horror spagnola sia almeno all’altezza dell’exploit che l’ha portata alle cronache, perchè così non ci siamo proprio, e troppi passi falsi come questo rischiano di far dimenticare in fretta anche i migliori lavori di Balaguerò o Del Toro.

The Walking Dead - Stagione 1E’ ancora piuttosto prematuro aggrapparsi al confronto tra la serie televisiva e il fumetto per trovare la giustificazione per stroncare la prima stagione di The Walking Dead. Prima di tutto perchè il fumetto è qualcosa di deliziosamente ineguagliabile, visto la complessità di trama e personaggi e le sue tante soluzioni politicamente scorrette, al punto che qualsiasi trasposizione finirebbe per risultare limitante e fallimentare. E poi perchè, se per un attimo dimentichiamo i fumetti creati da Robert Kirkman, Tony Moore e poi da Charlie Adlard, ci si trova davanti a una serie televisiva abbastanza dignitosa. Un motivo in più per non sottovalutare The Walking Dead lo si trova anche nel fatto che, di questi tempi, le serie horror sono costrette a farsi stuprare e ad inserire vampiri emo o licantropi da spiaggia che combattono per essere i più fighi del loro liceo (per non parlare delle lotte tra inferno e paradiso in cui ci si trova sempre tra angeli e demoni aggressivi come cotton-fioc) al solo scopo di tirarsi dietro più spettatori possibili e tirare a campare oltre il primo anno di messa in onda, riducendosi puntualmente a delle miserabili e imbarazzanti parodie horror di ciò che avrebbero potuto o dovuto essere.

Qui, se non altro, gli zombi ci sono e si vedono sempre. Strisciano, mordono, uccidono come facevano una volta e avanzano lentamente e inesorabili conquistando un pezzo di mondo alla volta senza mai fermarsi. Tra gli altri pregi, e cosa non da poco se si parla di una serie horror, il sangue non manca e le bastardate tra gli esseri umani sono degne delle più infami trame da soap opera, ma ancora più cattive e spietate.

La trama, se pur mutuata da diversi film sugli zombi, inchioda comunque lo spettatore, che non è certo abituato a vedere storie simili in prima serata e in compagnia della famiglia.

Durante uno scontro a fuoco, l’agente di polizia Rick Grimes viene colpito alla testa e cade in coma. Svegliandosi in una stanza di un’ospedale in completo abbandono, una volta ripresosi scopre che il genere umano è stato sterminato dagli zombi, padroni assoluti di tutto il territorio e capaci di tradormarlo in uno di loro con un semplice morso. Tutto quello che Rick desidera è assicurarsi che la famiglia che ha lasciato dopo il suo incidente sia sopravvissuta, per questo non esita a mettersi sulle loro traccie.

La serie televisiva, comunque, si discosta molto dalla trama del fumetto già dai primi episodi. E ammetto che il primo impatto con queste modifiche mi avevano fatto piuttosto cagare. Poi però ho pensato che restare fedeli al fumetto sarebbe stato poco producente, perchè chi lo segue e lo adora (come me) avrebbe finito per rivedere le stesse cose, magari a colori, ma comunque cose di cui già si conoscono gli esiti. Si sarebbe perso l’interesse, o probabilmente, data la distribuzione in balia della totale anarchia editoriale, la serie avrebbe finito per anticipare quello che succedeva nel fumetto.

Ecco perchè non è stata del tutto una cazzata far prendere alla serie una direzione diversa dal fumetto. In questo modo il fan si gode la storia originale con qualche aggiunta tutta nuova, e si gusta i momenti di tensione che non conosce, nella speranza che la trama del fumetto venga ripresa e portata comunque avanti nel corso delle successive stagioni.

Purtroppo, un pò come in tutte le cose, quando a prendere le decisioni non sono più gli ideatori del progetto originale, è quasi matematico che tutto finisca in merda. E anche The Walking Dead non riesce ad evitare di farsi risucchiare nel baratro creativo partorito dai poveri sceneggiatori, magari costretti loro malgrado a lavorare per portare a termine la serie, cercando contemporaneamente di scrivere episodi in grado di accattivarsi nuovo pubblico per l’anno prossimo. Per questo la maggior parte delle cose che si vedono sullo schermo, e che sono differenti dal fumetto, non reggono il confronto.

Ulteriore mazzata, pronta a far crollare tutto il progetto scatenando le ire dei fan, è stato l’abbandono del regista e produttore esecutivo Frank Darabont poco prima dell’avvio delle riprese della seconda stagione, evento anticipato dal licenziamento dell’intero team di sceneggiatori che avevano scritto gli episodi della prima serie (cosa non completamente negativa, visto le numerose puttanate che hanno combinato).

Insomma, in un palinsesto in cui quella gran figata di Supernatural viene snaturata per anni dall’avvento di angeli fighetti e da un Lucifero indulgente e filosofeggiante. Dove per dieci anni consecutivi (e chissà per quanto ancora andranno avanti) ai ragazzi viene mostrata una Smallville che regala i natali al Superman più introverso e insicuro mai creato, in cui tutti i tentativi di diventare l’eroe mitico che dovrebbe essere, finiscono sempre e inevitabilmente per farlo risultare utile quanto un buco di culo sul gomito. In questa landa desolata di serie televisive agonizzanti e in decomposizione, lo spazio per dare fiducia a The Walking Dead ancora per un altro anno non dovrebbe mancare. E poi, se il progetto non dovesse meritare l’attenzione e la cura che gli addetti ai lavori dovrebbero mostrargli e si trasformasse in un bel cumulo di sterco di brontosauro caldo, basterà incidere sulla sua lapide “In fondo, peggio del revival di Supercar con la Mustang da tamarro non si poteva fare”.

 

Lost

Diciamo subito che il finale di Lost è stata la cosa più deludente vista negli ultimi dieci anni di televisione.

J.J. Abrams è un talento indiscusso, su questo non ci piove. Ha partorito quella genialata di Cloverfield (progetto comprensivo della migliore campagna pubblicitaria sul web che io abbia mai potuto vedere), ha soffiato via la polvere sotto cui era rimasta sepolta la serie di Star Trek, ha creato Fringe, in cui tutti riponiamo la speranza di vedere un erede di X-Files. E poi c’è Lost, la serie che ha conquistato milioni di spettatori in tutto il mondo con le sue trovate e i suoi misteri, fino a perdersi in quell’immenso buco nero di sceneggiatura che fu il suo finale di stagione.

Credo che tutti i fan della serie, una volta finito di vedere la puntata finale, abbiano levato nel cielo un coro inneggiante una semplice e breve domanda: Abrams, ma che cazzo hai fatto???

Per intenderci, un fan ha speso un totale di sei anni vivendo ogni settimana una febbrile attesa, chili di quell’ansia mista ad emozione, e impazienza di sapere cosa sarebbe successo dopo. E in quei fottutissimi ultimi 18+1 episodi finali, tu decidi di prendere tutti per il culo e non spiegare niente di quelle fantastiche figate con cui ci hai inchiodato alla poltrona nelle serie precedenti? Abrams, ti voglio bene e ti ringrazio, ma sei stronzo o che cosa?!?

Lost è nata come una serie che raccontasse qualcosa che nessun telefilm si fosse mai permesso di raccontare, doveva regalare alla comunità nerd mondiale un lungo ed immenso copione da imparare a memoria e citare senza sosta facendo a gara per vedere chi è quello con meno vita sociale.

Non gli si è mai chiesto di avere una logica. Non gli si è mai chiesto di essere credibile, tutto quello che volevano i fan era che il cerchio si chiudesse e che tutte le sottotrame e i misteri impossibili che spesso si vedevano accadere venissero mostrati in modo chiaro.

Abrams, mi hai fatto capire che su quell’isola ci fosse un mostro pronto a spaccare il culo anche a King Kong; mi hai mostrato video del progetto Dharma a profusione e mi hai fatto credere che fosse un progetto volto a un fine superiore (e se si fosse rivelata una gigantesca candid camera sarebbe stato ancora più geniale); mi hai fatto credere che ci fosse un ragazzino che materializzava i suoi desideri come nell’episodio del film di Ai Confini della Realtà; hai fatto viaggiare un uomo nel tempo e mostrato un congegno che poteva distruggere l’intero pianeta.

Poi magari hai perso il quaderno degli appunti, forse ti ha lasciato la ragazza o magari, come per Paul McCartney, hanno piazzato al tuo posto un bel sosia in modo da nascondere al mondo la tua prematura dipartita. Ma perchè di tutti gli sbocchi che potevi usare per chiudere la serie col botto, hai dovuto prendere proprio quell’unico, piccolo e poco illuminato vicolo cieco della spiritualità e della religione? Il bene e il male in lotta?!? Ma in lotta per cosa di preciso? per quella quarantina di anime di persone che immancabilmente dopo poche puntate si trasformavano da eroi senza macchia a incredibili pezzi di merda? Sul serio nel tuo vulcanico cervello macina idee è risultata vincente l’idea di due semidivinità che fanno tutto quel casino per quaranta anime o giù di lì? Io così su due piedi arrivo a pensare che ci si guadagnerebbe di più a vendere tutti e 101 i cuccioli di dalmata a Crudelia Demon, almeno lei se li viene a prendere comodamente a casa tua, e non ti chiede certo di spedirli inutilmente su un isola sperduta, e un centinaio di cani valgono di più di quei quattro relitti umani che hai voluto rendere famosi facendoli recitare nella tua serie.

J.J. Abrams, se mai ritrovassi il rotolo di carta igenica dove prendevi i tuoi appunti per la serie di Lost, e fosse concessa l’immensa fiducia che servirebbe a produrre un’ultima e riparatoria stagione della serie, eccoti due idee non male da riprendere in mano:

Se c’è un mostro deve essere un mostro. Spaventoso, enorme e carnivoro (o anche terribilmente cattivo poteva andare bene). Il progetto Dharma dovrebbe avere un senso solo per cinque persone in tutto l’universo (magari di queste cinque persone solo una potrebbe risultare umana) e la scoperta di quel segreto dovrebbe svelare verità incredibili (possibilmente ricollegabili a misteri che nel mondo reale ancora non sono stati risolti). Chi ha inventato la teoria del viaggio nel tempo non credo si offenderà se la si collegata al magnetismo dell’isola, e sarebbe anche meglio fargli fare qualche danno apocalittico a questo benedetto magnetismo (è poco credibile credere che una forza capace di muovere un’isola si possa imbrigliare con un bottone e un timone di legno). E per quanto riguarda Walt…ma santo Dio, l’aveva scritta qualcun’altro vent’anni fa quella storia…se vuoi copiarla o ispirartici fallo, ma fallo bene e arriva a una conclusione (o qualcosa che almeno gli si avvicini).

Forse ti hanno costretto a chiudere in malo modo la serie, perchè sembra davvero che un paio di queste chicche le hai poi scaricate su Cloverfield e il risultato mi ha fatto godere a più non posso. Forse in tutti i tuoi film stai scaricando un pò di idee incompiute che non hanno trovato spazio in Lost, e se è così correrò a vedere Super 8 alla prima occasione.

Comunque ti stimo, perchè sei e resterai sempre uno dei più grandi talenti visionari del cinema e della sci-fi in general.

Inanzitutto, lui ne sa…e parecchio.

Inoltre:

1. Le saghe horror migliorano esponenzialmente quando il protagonista diventa palesemente immortale, invulnerabile e con una forza capace di estrarre un cuore umano a mani nude e senza batter ciglio (e fanculo se certe cose possono essere ridicole, un vero fan a personaggi del genere si affeziona e non chiede di meglio che un killer fantasiosamente spietato).

2. H.P. Lovecraft, per me sei un Dio. Forse anche meglio, perchè il tuo vangelo lo hai scritto di tuo pugno invece che appaltarlo ad altri, e il risultato merita la stima di tutti i lettori del mondo.

3. Rod Serling: aver creato “Ai confini della realtà” è come avermi regalato un posto in prima fila per assistere alla nascita dell’universo. Grazie di cuore per tutto.

4. Stan Lee: senza di te la Marvel non è la stessa, ma ti adoro comunque (come adoro voi Jack e Steve!).

5. La fine di Lost è stata una cagata terrificante, proverò a non rivelare spoiler per rispetto di chi non ha ancora visto il finale (ammesso che esista ancora qualche persona), ma è stato davvero doloroso, come tornare a casa con una proposta di matrimonio e beccare la tua fidanzata a letto con il tuo migliore amico. J.J. Abrams: ti ringrazio per Cloverfield, probabilmente recupererai dei punti con Super 8, ma quella serie del cazzo potevi chiuderla meglio anche se ti fossi drogato (ma forse se ti fossi drogato alcune idee fighissime delle prime stagioni le avresti anche spiegate a noi poveri coglioni).